giovedì 18 novembre 2010

Dal Congo. La storia di Pino

Quest'anno il nostro Gruppo ha deciso di aprire le attività pensando a Pino, a un bambino che vive nell'orfanotrofio intitolato a Padre Pino Puglisi nel Congo Brazzaville.
Le donazioni raccolte (circa 150 euro) durante la S. Messa della giornata di apertura delle attività sono state devolute a questo progetto.
Ecco la storia di Pino, scritta da Angelo Ferrari corrispondente per l'Agenzia Agi nel cuore dell'Africa e letta durante la celebrazione della messa. 
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Pointe Noire, 14 ottobre 2010

Pino è un bambinetto che potrebbe avere tra i 4 e i 5 anni. Oggi salta e corre nel cortile dell’orfanatrofio di Pointe Noire, in Congo Brazzaville, intitolato a padre Pino Puglisi. Oggi salta. Il suo nome vero? Nessuno lo conosce. L’età vera? Nessuno la conosce. Non è stato registrato all’anagrafe. La madre, il padre? Sconosciuti. L’hanno lasciato all’ospedale principale della città. Ci è stato parecchio tempo. Una malattia sconosciuta lo affliggeva. Per ragioni inspiegabili si gonfiava tutto, con sofferenze enormi. Nessun medico ha capito il perché. Forse da noi, nella bella Italia, qualcuno avrebbe capito e l’avrebbe curato. All’orfanatrofio ci è arrivato perché in ospedale non potevano più tenerlo. Maria Domenica, che insieme a suo marito Pepin Ejimba, gestisce la struttura gli ha dato un nome: Pino, appunto. Solo un mese fa faticava a camminare, a salire qualsiasi gradino anche il più piccolo. Però non si scoraggiava: giù a quattro zampe e su per i gradini. Un grande sorriso e la voglia, irrefrenabile che appartiene a ogni bambino, di giocare. Ma lui faticava. Visibilmente malnutrito. In ospedale non capivano la malattia, ma, anche, nessuno gli dava da mangiare a sufficienza. E sì, perché da queste parti se hai la sfortuna di approdare in un ospedale ti devi procurate tutto, dalle medicine al cibo. Ci deve essere qualcuno che te lo porta, che lo cucina nelle cucine comuni, messe nel cortile del nosocomio. Ma lui non sa chi lo ha portato all’ospedale. Non aveva nessuno. Ora è all’orfanotrofio. E’ passato un mese dal primo incontro. Oggi sta molto meglio. I capelli sono cresciuti. La malnutrizione fa brutti scherzi. E poi corre, gioca con gli altri 24 bambini che popolano questa struttura. Bambini che vanno dai 9 mesi ai 18 anni. Tutti lì. I più grandi aiutano i più piccoli nelle faccende domestiche. Pino si fa aiutare. Mangia insieme agli altri quel che basta per stare in forma e, soprattutto, quello che c’è. E’ vero la struttura dell’orfanotrofio è un po’ “sgarrupata”, ma è ordinata e pulita. Ben organizzata. Pino ha trovato lì la sua famiglia. Sembra un grande paradosso. Ma tutti questi bambini, soli e orfani per svariate ragioni, o perché i genitori non li hanno o perché abbandonati, con l’aiuto di Maria Domenica e di Pepin hanno trovato un luogo dove vivere dignitosamente, dove recuperare i valori di una vita comunitaria perduti. Un luogo dove trovano l’educazione che gli è mancata, l’accoglienza di cui hanno diritto, la sicurezza fisica e morale. Insomma hanno trovato una famiglia. E come tutte le famiglie ha bisogno di mezzi per poter andare avanti e garantire un futuro ai propri figli. Poco o tanto, quello che farete diventerà pane, vestiti, libri, penne, quaderni, giochi….tutto ciò che ogni bambino al mondo desidera. Grazie già da ora per tutto quello che riuscirete a fare. Questi bambini continueranno a sorridere, giocare, studiare, imparare. Diventeranno adulti anche grazie a voi. E forse riusciranno a cambiare il loro paese.
Grazie e un abbraccio a tutti.
Angelo Ferrari

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